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WE ARE BRIDGES – Meridiano d’Europa 2025, Sarajevo e Srebrenica

«La più grande buona azione è costruire un ponte», Ivo Andrić, “Il ponte sulla Drina”

Lunedì 12 maggio 2025 siamo tornati e tornate a Torino dall’undicesima edizione del Meridiano d’Europa, che si è tenuto a Sarajevo e Srebrenica, in Bosnia-Erzegovina.

Ora vogliamo ripercorrere insieme a voi alcuni dei momenti più salienti di questa esperienza!

Il viaggio

WE ARE BRIDGES

Siamo partiti e partite da Trieste mercoledì 7 maggio, dopo aver incontrato, nella prima plenaria, la profonda testimonianza di Azra Nuhefendic, giornalista di Sarajevo che dal 1995 vive e lavora a Trieste, aver ascoltato i saluti istituzionali di Mattia Vinzi, Europe Direct Trieste – Centro Eurodesk, e presentato i gruppi, con gli animatori e le animatrici di questa edizione.

Azra Nuhefendic ci ha portato la sua testimonianza, che ha inquadrato come vogliamo approcciare questa esperienza, e che abbiamo portato con noi lungo tutto il viaggio.

Abbiamo dedicato la prima giornata a Sarajevo, giovedì 8 maggio, all’esplorazione della città e della sua storia, complessa e delicata. Dopo una mattinata dedicata a conoscersi nei gruppi, con giochi e attività di ice-breaking, nel pomeriggio ogni gruppo ha seguito percorsi diversi esplorando Sarajevo, toccando tappe, musei, luoghi significativi che raccontano le storie della città.

Tra i momenti più intensi, ci sono stati quelli in cui abbiamo visitato la Cattedrale del Sacro Cuore di Gesù, l’Antica Sinagoga di Sarajevo, la Moschea Gazi Husrev-beg: luoghi di culto, testimonianze della complessa diversità religiosa e culturale della quale abbiamo fatto esperienza in Bosnia-Erzegovina. I e le partecipanti hanno avuto l’occasione di osservare le “Rose di Sarajevo”, i crateri creati dalle granate che, dipinti di resina rossa, ricordano le vittime dell’assedio.

Il 9 maggio, Festa dell’Europa, abbiamo scelto di tornare a Srebrenica, a distanza di dieci anni dalla prima edizione del Meridiano d’Europa. È stata una giornata intensa e piena di commozione: i e le giovani, accompagnate da una guida del Memoriale di Srebrenica, hanno attraversato il Memoriale e Cimitero di Srebrenica-Potočari per le Vittime del Genocidio del 1995, camminando accanto alle lapidi bianche che crescono in numero ogni anno, man mano che vengono trovate ulteriori vittime, e visitato la base che ospitava le Nazioni Unite e che oggi è diventata un Museo, per guardare le video-testimonianze delle persone sopravvissute ai massacri e ascoltare la ricostruzione storica di ciò che è successo a Srebrenica e nelle zone limitrofe.

Nella giornata del 9 maggio, alcune domande ci hanno guidati e guidate nella riflessione: come agiamo, oggi, per rendere giustizia a questa memoria? Come ci impegneremo per contribuire a rendere l’Europa un luogo di reale tutela di tutti i diritti umani?

L’elaborazione di come rispondere a queste domande è continuata il giorno dopo, sabato 10 maggio: la penultima giornata del Meridiano d’Europa è stata dedicata alla rielaborazione e all’interconnessione tra passato e presente.

I e le partecipanti hanno ascoltato le testimonianze di Anna Maria Boario, volontaria in Croazia dopo le guerre degli anni Novanta, di Edoardo Daneo, Direttore Operativo del Coordinamento Comuni per la Pace, e di Carlo Garrone, Presidente del COCOPA, prendendone spunto per riflettere nei gruppi: come contribuire alla costruzione di pace, oggi, a livello personale e collettivo?

Nel pomeriggio i gruppi hanno partecipato ad un World Café con alcune delle organizzazioni sociali attive a Sarajevo. Abbiamo incontrato Mersiha Turudija di Education Builds BiH – Jovan Divjak, che sostiene l’educazione di giovani provenienti dai contesti di guerra, Ajsa Kocan e Lejla Pleh di CURE Foundation, organizzazione femminista per l’empowerment delle donne in Bosnia-Erzegovina, Ajna Mešić di Youth Initiative for Human Rights – Bosnia and Herzegovina, che lavora per rafforzare il ruolo dei giovani sul territorio, Amina Sejfić di Post-Conflict Research Center (PCRC), ONG che si occupa di promozione della pace e prevenzione dei conflitti; Emir Zulejhic di Zašto ne (Why not), organizzazione civica che promuove il giornalismo indipendente e il fact-checking, Adna Rizavan di OKUP Bugojno, che usa il teatro come strumento di dialogo e trasformazione sociale.

Domenica 11 maggio, a conclusione del viaggio educativo, abbiamo scelto di chiudere l’esperienza con una grande plenaria conclusiva, per dare voce ai pensieri e alle emozioni maturate dai e dalle partecipanti durante i giorni passati insieme a Sarajevo e Srebrenica. I e le giovani hanno parlato davanti all’assemblea, raccontando al microfono i momenti di questo viaggio che più li hanno toccati e che li spingeranno a continuare ad impegnarsi sui propri territori, con le proprie associazioni di riferimento, per continuare a cucire e ricucire insieme. E proprio in questi giorni abbiamo cucito insieme, simbolicamente, tutti i quadrati di stoffa sui quali ognuno, a Srebrenica, ha scritto le proprie riflessioni durante la giornata al Memoriale. Che questo lavoro collettivo ci accompagni al rientro nella nostre città, per continuare a costruire ponti, mai muri: iniziamo a farlo cucendo insieme tutti i quadrati di stoffa, a formare una coperta simbolica fatta delle nostre parole. Per raccontare l’Europa che vogliamo, e che dovremo continuare a costruire, per renderla finalmente giusta e inclusiva.

Le video-interviste

WE ARE BRIDGES

Nell’ambito del viaggio, l’ufficio stampa di ACMOS, in collaborazione con Simone Modugno, giornalista e videomaker triestino, ha realizzato quattro video-interviste a persone e organizzazioni incontrate durante il viaggio.

Abbiamo intervistato Azra Nuhefendic, giornalista e scrittrice di Sarajevo che collabora con il quotidiano “Il Piccolo” ed è corrispondente per l’Osservatorio Balcani Caucaso: “Le guerre possono accadere ovunque e a chiunque: ho vissuto in Jugoslavia, un paese europeo, pensando che avrei avuto una vita lineare, senza guerre. Bisogna imparare, per potersi proteggere: la protezione più efficace è la democrazia“,

la guida turistica bosniaca Amela Čengić, specializzata in cultura, storia e politica di Sarajevo: “C’erano due lati: chi assediò la città, lasciando la popolazione intrappolata, senza cibo, senza acqua, e chi invece credeva nella convivenza e nella possibilità di vivere insieme. Per quattro anni abbiamo difeso la città, sostanzialmente, con i nostri cuori”,

Azir Osmanović, curatore del Memoriale di Srebrenica: “I giovani possono venire qui e conoscere il genocidio, per cercare di prevenire altri crimini di guerra nel mondo. Dopo ogni crimine di guerra diciamo mai più, ma continua a succedere”,

Ajna Mešić di “Youth Initiative for Human Rights – Bosnia and Herzegovina” e Ašja Kočan di “CURE Fundation”: “Le nuove generazioni di giovani stanno costruendo una società che possa favorire un dialogo tra le diverse nazionalità e religioni”.

Trovi tutti i video e le interviste a questo link!

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“Insieme ai Giardini Saragat” – Il 25 maggio una festa di comunità, creatività e sostenibilità a Barriera di Milano

Domenica 25 maggio, dalle 16:00 alle 20:00, i Giardini Saragat di Torino in Barriera di Milano si trasformeranno in un grande spazio collettivo dove incontrarsi, partecipare e costruire comunità. Un pomeriggio gratuito e aperto a tutte le età, con attività creative, laboratori, performance, musica e buon cibo, che si inserisce all’interno della Festa dei Vicini e a conclusione del progetto “Di nuovo!”, realizzato con il contributo della Regione Piemonte – Settore Relazioni Internazionali e Cooperazione, nell’ambito del Bando “Educazione alla Cittadinanza Globale per la sostenibilità e la solidarietà internazionale”.

Questo evento è co-organizzato con RiVestiTo Livedire, fare, giocare circolare: un ciclo di giornate cittadine dedicate al tessile e all’economia circolare organizzate da RiVestiTo, un progetto di Atelier Riforma, Mercato Circolare e Huulke realizzato in collaborazione con la Città di Torino e finanziato dal progetto Horizon Europe Climaborough.


WORKSHOP E ATTIVITÀ ESPERIENZIALI

Dalle 16.00 alle 17.00:

 Workshop di cucito con la Sartoria Sociale del Gruppo Abele
Impara a cucire un bottone, fare piccole riparazioni e prolungare la vita dei tuoi vestiti. Un gesto semplice per una moda più sostenibile.

 Laboratorio “eRRRando” – del progetto RiVestiTo
Un viaggio interattivo alla scoperta delle 10 R dell’economia circolare, per riflettere su come cambiare il nostro rapporto con i vestiti e i materiali.

 Letture animate – con la cooperativa sociale Liberitutti
Storie lette ad alta voce per grandi e piccini, in uno spazio morbido e accogliente dove perdersi nell’immaginazione.

 Panchina delle storie – progetto Sipari Urbani del collettivo Altre Visioni
Una performance teatrale partecipativa: siediti sulla panchina, ascolta una storia o raccontane una tua. Un invito a condividere e creare memoria collettiva.

 Alla scoperta del sé – progetto Eng@ge
Prova visori di realtà virtuale e immergiti in un’esperienza sensoriale per riflettere su identità, percezione e cambiamento.

 Agrobarriera con Rete ONG
Laboratorio di talee e presentazione del progetto Bum! – Bosco Urbano Multifunzionale


Dalle 17.30 alle 18.30:

 Co-progettazione dei Giardini SaragatCollettivo Fresco
Un laboratorio aperto alla cittadinanza per immaginare insieme nuovi usi, bisogni e sogni legati a questo spazio verde del quartiere.

 Agrobarriera con Rete ONG
Laboratorio di talee e presentazione del progetto Bum!Bosco Urbano Multifunzionale

 Workshop di cucito con la Sartoria Sociale del Gruppo Abele
Impara a cucire un bottone, fare piccole riparazioni e prolungare la vita dei tuoi vestiti. Un gesto semplice per una moda più sostenibile.

 Panchina delle storie – progetto Sipari Urbani del collettivo Altre Visioni
Una performance teatrale partecipativa: siediti sulla panchina, ascolta una storia o raccontane una tua. Un invito a condividere e creare memoria collettiva.

 Alla scoperta del sé – progetto Eng@ge
Prova visori di realtà virtuale e immergiti in un’esperienza sensoriale per riflettere su identità, percezione e cambiamento.


SPEAKER CORNER – dalle ore 17:00

Uno spazio libero dove realtà del territorio presentano idee, progetti e visioni per una comunità più attiva e inclusiva.

In scaletta:

⭕️ “Barriera Unite” – co-finanziato dal Comune di Torino

⭕️ RiVestiTo – un progetto di Atelier Riforma, Mercato Circolare e Huulke realizzato in collaborazione con la Città di Torino e finanziato dal progetto Horizon Europe Climaborough.

⭕️ “Young Dreams” – co-finanziato da CSP

⭕️ Eng@ge – progetto della Città di Torino rivolto a ragazzɜ in cerca del proprio futuro

⭕️ Sipari Urbani in Barriera – progetto teatrale del collettivo Altre Visioni

⭕️ Spazzi di Inclusione – un progetto della Cooperativa Nanà che mira a creare momenti di incontro e scambio tra persone con disabilità, operatori e altrɜ cittadinɜ del quartiere Barriera di Milano


STAND E MERCATINI 

Libri al buioBiblioteca Primo Levi in collaborazione con TORINOCAMBIA
Un banchetto dove i libri sono incartati e senza titolo: lasciati sorprendere dalla lettura che ti sceglierà!

Gadget solidaliSartoria Sociale – Gruppo Abele
Piccoli doni sartoriali realizzati a mano: chi partecipa alle attività potrà riceverne uno, fino a esaurimento scorte.

Barone Ostu
Moda vintage e sartoria creativa: capi unici e sostenibili, attenti all’ambiente e al riuso.

Baobab Couture
Articoli sartoriali ispirati alle tradizioni senegalesi e italiane, cuciti a mano per una moda che unisce culture e valori.


MUSICA E MERENDA!

Dalle 18:30 alle 20:00, la giornata si concluderà con musica dal vivo e una merenda condivisa: porta qualcosa da mangiare o bere e goditi questo momento conviviale con la comunità del quartiere.


INFO PRATICHE

L’evento si terrà ai Giardini Saragat, via Leoncavallo, Torino, dalle ore 16:00 alle 20:00.
Tutte le attività sono gratuite e aperte a tutte le età. In caso di pioggia, verrà comunicato un eventuale cambio di programma. Per maggiori informazioni scrivere a: info@acmos.net

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Buon 25 Aprile da Kherson

In occasione degli 80 anni della Festa della Liberazione, Carlo Mustaro, membro del Consiglio Direttivo di Acmos, ha scelto di trascorrere questi giorni portando supporto e solidarietà alle comunità di Mykolaïv e Kherson, in Ucraina.

Fin dall’inizio dell’invasione russa, attraverso la rete di Stopthewarnow e Operazione Colomba, diversi gruppi di giovani della nostra associazione si sono recati in queste terre per offrire vicinanza e sostegno allɜ civili rimastɜ nel loro paese. Un gesto concreto di umanità verso chi, da tre anni, vive con il rumore delle bombe come sottofondo quotidiano.

Da Kherson, alcunɜ giovani con cui abbiamo ormai stretto legami profondi hanno voluto inviarci un messaggio: ci augurano una ” “, ricordandoci che la libertà non è né scontata né gratuita; che ottant’anni fa giovani, donne e uomini hanno lottato e sacrificato la vita affinché oggi si possa .
Davanti a questo loro messaggio, non possiamo che rinnovare il nostro impegno e la nostra speranza: che anche in Ucraina, il prima possibile, possano celebrare la loro Liberazione.

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L’alluvione non deve fermare il nostro impegno!

Negli ultimi giorni, San Sebastiano da Po è stato colpito da piogge eccezionalmente violente.
Le conseguenze sono pesanti: strade crollate, case invase dal fango, l’acquedotto fuori uso.

 

Anche Cascina Caccia, il bene confiscato alle mafie dove ogni giorno promuoviamo impegno civile e percorsi educativi, ha subito danni ingenti: il nostro noccioleto è franato, il muro di contenimento della riva e della cascina è crollato, una parte dell’orto è distrutta.

 

Abbiamo affiancato i volontari del paese per liberare la scuola elementare e alcune abitazioni dal fango. Ma i danni subiti dal territorio sono ingenti e richiederanno tanti investimenti e tanto lavoro.

 

Cascina Caccia rappresenta molto più di un luogo: è un presidio di memoria, giustizia e futuro. Ogni giorno accogliamo studenti, educatori, volontari, cittadini. Oggi siamo costretti a sospendere alcune attività, ma non ci fermiamo.

 

Per continuare, abbiamo bisogno del sostegno di chi crede nel nostro impegno. Ogni contributo, anche piccolo, ci aiuterà a riparare ciò che si è rotto e ricostruire ciò che abbiamo coltivato con cura in questi anni.

 

Anche nel fango, continueremo a camminare nella direzione giusta.

Sostieni Cascina Caccia.

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Continuate in ciò che era giusto – 25 aprile 2025

A 80 anni dalla fine della guerra, vogliamo ricordare, camminare, riflettere insieme.

 

Il 24 aprile, alla vigilia della Festa della Liberazione, parteciperemo alla fiaccolata cittadina organizzata dall’ANPI, che partirà alle 20 da Piazza Arbarello. Dopo il momento collettivo in Piazza Castello, proseguiremo il nostro corteo verso via Rossini, dove si trova la lapide in memoria di Adriano Ferrero, giovane studente ucciso nel 1945 per essersi rifiutato di fare il saluto romano al passaggio di un feretro fascista.

 

Insieme a Libera Piemonte, alla Fondazione Benvenuti in Italia, a Udu e a tanti cittadini e cittadine, attraverseremo le strade della nostra città per affermare che la Resistenza non è solo memoria, ma orizzonte.

 

Quest’anno, vogliamo celebrare non solo chi ha combattuto contro il fascismo per dare vita alla nostra Repubblica, ma anche chi ha incarnato e continua a incarnare i valori antifascisti in chiave democratica, interculturale, pacifista ed europeista nel solco del manifesto di Ventotene, attraverso la propria vita e il proprio lavoro, a partire dall’invito lasciato da Alex Langercontinuate in ciò che era giusto“.
Quest’anno in particolare dedicheremo la nostra marcia a Luca Bossi, mancato improvvisamente lo scorso 3 aprile. Luca era un ricercatore universitario attivo sui temi del pluralismo e del dialogo interreligioso, in Acmos dalla primissima ora e per anni parte del Comitato Scientifico della Fondazione Benvenuti in Italia. Luca è per noi un esempio di impegno gentile e appassionato per una società più giusta e inclusiva.

 

Il 24 aprile non sfileremo soltanto con le fiaccole, ma con l’impegno di chi crede ancora che un altro futuro sia possibile, senza rassegnarsi e arrendersi alle violenze e alle ingiustizie.

 

Continueremo in ciò che era giusto.

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Eng@ge!

Eng@ge è un nuovo progetto che ha un obiettivo semplice, ma importante: raggiungere e coinvolgere giovani dai 14 ai 35 anni che stanno attraversando un periodo di confusione, che non stanno studiando, lavorando o seguendo alcun corso (i famosi NEET di cui spesso si sente parlare) o che si trovano in situazioni di fragilità.

Grazie all’aiuto di un team di professionisti (psicologi, educatori, sociologi), Eng@ge vuole arrivare a loro, nei luoghi che frequentano ogni giorno, per aiutarli a scoprire cosa vogliono fare del loro futuro. Si intende dar loro un’occasione per esplorare nuove strade, valorizzare i talenti e costruire insieme un percorso che li rispecchi.

Il progetto è pensato da Città di Torino e ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, insieme a tanti partner tra cui Fondazione Compagnia di San PaoloAssociazione Acmos, Inverso Aps, Fondazione LINKS e Fondazione Piazza dei Mestieri, co-finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

 

Per avere maggiori informazioni scrivi un’email a engageprogetto@gmail.com.

Qui il form per partecipare al progetto!

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We are bridges – Meridiano d’Europa 2025

“… la più grande buona azione è costruire un ponte”.

Ivo Andric, il ponte sulla Drina

 

“Vi prego gridate che qui la gente muore

di granate di snajper di malattie

ma anche

di paura di angoscia di disperazione

e perché non c’è pace

non c’è pane

e l’inverno arriva

e nessuno crede

che non li abbiamo dimenticati.

Vi prego gridate”.

Moreno Locatelli

 

Il processo di integrazione europea nasce come progetto di pace perpetua. Le devastazioni e gli orrori dei due conflitti mondiali erano ancora negli occhi dei Paesi Fondatori, quando nel 1950 venne pronunciata la Dichiarazione Schuman. Da quel momento, l’obiettivo dichiarato della nascente Comunità Europea è sempre stato quello di rendere irreversibili la pace e la democrazia attraverso la maggiore integrazione tra gli Stati europei e tra l’Europa e il resto del mondo.

 

Questo percorso non è stato privo di ostacoli: l’ultima dittatura fascista d’Europa, il regime franchista in Spagna, cade solo nel 1975 e, fino al 1989, il continente europeo è diviso in due dal Muro di Berlino. Nonostante tutto, il processo di integrazione europea è progredito, accogliendo sempre più Paesi e ampliando i propri orizzonti. Nel 2012 l’Unione Europea riceve il Premio Nobel per la Pace “per aver contribuito a trasformare la maggior parte dell’Europa da un continente di guerra in un continente di pace”.

Ma cosa stava accadendo al di fuori dei suoi confini?

Nel novembre 2013 iniziano le proteste in Ucraina denominate “EuroMaidan”, culminate con l’annessione russa della Crimea. Innumerevoli anche le guerre in cui vari Paesi Europei erano direttamente coinvolti (Afghanistan, Iraq, … ). Pochi anni prima, dal 1991 al 2001, i Balcani sono stati coinvolti nel conflitto europeo più sanguinoso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

 

Da giovani cittadini europei ci interroghiamo profondamente su cosa significhi oggi per l’Unione Europea essere uno spazio di pace al proprio interno e portatrice di pace al di fuori dei propri confini. Lo facciamo avendo negli occhi il perdurare del conflitto in Ucraina e l’ennesima escalation del conflitto israelo-palestinese che sempre di più sembra coinvolgere tutto il Medio Oriente, nell’impotenza e nell’immobilità dell’Unione Europea e della comunità internazionale.

 

Per l’undicesima edizione del Meridiano d’Europa scegliamo quindi di riflettere e approfondire il tema del conflitto, della guerra e di come l’Unione Europea possa e debba essere attrice di pace non solo al suo interno ma soprattutto al di fuori dei suoi confini, mettendoci noi stessi in viaggio per superarli.

Scegliamo di interrogarci sui conflitti di ieri e di oggi a partire da due luoghi, Sarajevo e Srebrenica, a trent’anni dal genocidio nel cuore dei Balcani e dell’Europa. Incontreremo le comunità che hanno ricucito il territorio sulle ceneri del conflitto e la testimonianza di chi oggi prova a costruire solidarietà, speranza e pace nelle zone di guerra ai confini dell’Europa.

 

LA META DEL VIAGGIO

Nel 1992, allo scoppio della guerra in Bosnia, Srebrenica conta 36.666 abitanti, di cui il 75,19% di fede musulmana, rendendola di fatto un’enclave all’interno di uno Stato a maggioranza serba.
Dopo una serie di scontri le Nazioni Unite dichiarano la città “area protetta”, e per questo motivo nei successivi 2 anni la popolazione arriverà a sfiorare le 60.000 persone.

 

L’8 luglio 1995 il generale Mladic, dell’Armata della Repubblica Serba, sferra un attacco decisivo alla città, che cade l’11 luglio. Quando i Serbi entrano in città non trovano nemmeno il battaglione ONU che in quel momento avrebbero dovuto difendere i civili. Dal 12 al 19 luglio l’esercito di Mladić si rende responsabile del più grande eccidio dai tempi della Seconda Guerra Mondiale: più di 8000 musul- mani vengono sistematicamente uccisi e ammassati in fosse comuni, dalle quali ancora oggi gli anatomopatologi estraggono le ossa per tentare di dare un nome alle vittime anonime del massacro.

 

Intanto dall’aprile 1992 al febbraio 1996 Sarajevo vive un drammatico assedio, il più lungo del Novecento europeo. Le forze serbo-bosniache, nel tentativo di impedire l’indipendenza della neonata Bosnia-Erzegovina, cingono d’assedio la capitale Sarajevo, che per 4 anni diventerà uno dei teatri di guerra più sanguinosi della nostra storia recente, vittima di costanti bombardamenti e sotto il fuoco dei cecchini che non lasciano scampo ai civili.

L’assedio fu interrotto solamente per una giornata, tra l’11 e il 12 dicembre 1992, da un gruppo di 500 pacifisti, partiti dall’Italia insieme a Don Tonino Bello, mentre nel corso di una analoga manifestazione svoltasi il 3 ottobre 1993, mentre cercava di deporre un fiore sul ponte Vrbanja, morì centrato da un cecchino il pacifista italiano Moreno Locatelli.

L’assedio cessò solo in seguito all’Accordo di Dayton, lasciando dietro di sé più di 12.000 morti.

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Get ready for peace! – vacanze di pace in tempo di guerra

La non-violenza è, da sempre, un valore imprescindibile per la nostra associazione, che cerchiamo di concretizzare attraverso scelte quotidiane e di vita, per praticare costantemente l’esercizio della pace.
Lo facciamo nella scelta della vita comunitaria, nella costruzione continua di spazi di dialogo e confronto, nell’abitare contesti marginalizzati, nel supporto e nel coinvolgimento di vittime del sistema violento in cui siamo immersi.

Lo abbiamo sempre fatto cercando di essere solidali e di aiuto con chi, nei propri territori, è costretto a subire, direttamente e indirettamente, gli orrori della guerra, della povertà o delle crisi internazionali.

La nostra posizione, in qualunque situazione di conflitto, è quella di sostegno allɜ civili, ingiustamente coinvoltɜ e resɜ spesso moneta sacrificale in onore di alleanze, profitti e accordi politici.

Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina abbiamo scelto di essere presenti, sia con raccolte di materiale sia fisicamente, per tuttɜ lɜ civili rimastɜ sul territorio ucraino.
Abbiamo organizzato raccolte di beni di prima necessità, diverse carovane per portare i materiali raccolti, ma prima di tutto per portare noi stessɜ, i nostri corpi, in sostegno di chi è rimasto nelle proprie case in un clima di costante paura e odio.

Quello che ci ha più colpiti, andando a Mykolaïv e a Kherson, è la normalizzazione del conflitto. Ormai per lɜ giovani e lɜ bambinɜ ucrainɜ l’allarme antiaereo è il sottofondo alle loro vite e alle loro attività, la propaganda militare è ovunque. Normalizzare la violenza e la guerra è sintomo di una trasformazione profonda, del furto dell’infanzia e della spensieratezza.

Questo ha generato in noi una profonda tristezza.
Ma allo stesso tempo, la voglia di provare a ridare a questɜ giovani, anche se per poco, un senso di pace.
Ci siamo attivatɜ, lavorando con tutte le competenze e le conoscenze che abbiamo, per permettere a questɜ ragazzɜ di poter tirare un sospiro di sollievo, almeno per qualche giorno, per permettere loro di staccare la propria mente dalla sofferenza e dalla paura.

E ci siamo riuscitɜ, grazie al sostegno della Fondazione Europea per la Gioventù del Consiglio d’Europa.

Dal 29 dicembre 2024, più di venti giovani ucrainɜ potranno venire a Torino per vivere insieme a noi una decina di giorni, conoscere meglio la nostra città, condividere momenti di festa e celebrare l’arrivo del nuovo anno.
Scopriranno con noi la storia e la cultura di Torino, vivranno attraverso Casa Acmos l’esperienza della comunità, ci racconteranno le abitudini e le usanze della loro cultura e potranno vivere, per almeno questi giorni, in un contesto di pace.

Ci confronteremo con loro rispetto alla guerra che stanno vivendo, sulle loro posizioni rispetto a come andare avanti e sul futuro che si immaginano.
Sarà un’esperienza forte e significativa, che inciderà positivamente sulle vite di tuttɜ!

 

 

Project with funding from the European Youth Foundation of the Council of Europe.

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Biennale Democrazia non è stata un’occasione persa per i giovani

Pur comprendendo alcune delle osservazioni mosse nell’articolo pubblicato su Lavialibera questa mattina, è necessario riequilibrare il racconto. Biennale Democrazia 2025 ha infatti sostenuto concretamente la partecipazione giovanile, promuovendo il Campus di  Biennale, un progetto che ha permesso a 200 giovani da tutta Italia di prendere parte alla manifestazione.

Il campus non si è limitato a offrire un pass per gli eventi: ha costruito un vero e proprio percorso formativo, dando accesso diretto a incontri di alto profilo, talvolta accademici e complessi – sì – ma proprio per questo stimolanti e significativi per chi intende formarsi come cittadino consapevole. È nel confronto con contenuti densi, nel mettersi in discussione, che l’esperienza assume spessore.

Esperienze come questa non rappresentano un punto di arrivo, ma un punto di partenza.
Il valore formativo della Biennale sta proprio nell’invitare i giovani a confrontarsi con la complessità e, attraverso di essa, a maturare gli strumenti per esercitare la democrazia, oggi e domani.

Non è una Biennale perfetta – e la critica è sempre legittima – ma definirla un’occasione mancata per i giovani rischia di cancellare un percorso che, per molti, è stato invece un’esperienza di crescita, consapevolezza e impegno.

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39 attivistɜ indagatɜ per le proteste al Parco del Meisino: un segnale allarmante di repressione del dissenso ambientale.

Il 5 marzo, la DIGOS ha notificato 39 avvisi di garanzia ad altrettantɜ cittadinɜ coinvoltɜ nelle mobilitazioni contro il progetto della “Cittadella dello Sport” nel Parco del Meisino. Un’operazione che rappresenta un preoccupante precedente nella gestione del dissenso cittadino, soprattutto in un contesto in cui il confronto democratico è stato ignorato dalle decisioni sulle trasformazioni urbane.

La selezione dellɜ indagatɜ appare arbitraria: si tratta di persone tra i 23 e i 79 anni, studentɜ, lavoratorɜ, pensionatɜ, accomunatɜ dal solo fatto di aver preso parte a presidi pacifici in difesa di uno degli ultimi spazi naturali della città. Le accuse mosse nei loro confronti, tra cui violenza privata, risultano paradossali se confrontate con la sistematica esclusione della cittadinanza dai processi decisionali e con l’imposizione di un progetto che, fin dal principio, ha sollevato forti contestazioni per il suo impatto ambientale.

Il caso Meisino non è isolato. Si inserisce in una più ampia tendenza repressiva che, ancora prima dell’approvazione del DDL 1660, inizia a colpire chi difende il territorio e gli spazi pubblici dalle logiche di speculazione e mercificazione. Emerge chiaramente un modello di sviluppo che considera il verde urbano un’area da sfruttare, anziché un bene comune da tutelare.
L’uso della repressione giudiziaria per colpire il dissenso non è una risposta accettabile. Procedimenti come quello avviato contro lɜ 39 attivistɜ non solo criminalizzano chi si mobilita per la tutela dell’ambiente, ma rischiano di intimidire l’intera cittadinanza, disincentivando la partecipazione democratica.

Come Associazione ACMOS, pur condannando ogni atto di violenza, ove ce ne siano stati, esprimiamo la nostra vicinanza allɜ 39 attivistɜ presi di mira. Continueremo promuovere l’esercizio dei diritti di cittadinanza, a difendere il diritto al dissenso e a mobilitarci per la tutela dell’ambiente e del bene comune.

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Nasce “Young Dreams”: un nuovo spazio di opportunità per lɜ giovani di Torino

Nel cuore di Torino nord prende vita “Young Dreams“, un progetto innovativo pensato per offrire a bambinɜ e adolescenti tra i 6 e i 13 anni nuove opportunità educative, artistiche e sportive. L’iniziativa, promossa da ACMOS, nasce con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa e rafforzare la comunità educante locale.

 

Le Circoscrizioni 6 e 7 di Torino sono territori caratterizzati da forti fragilità socio-economiche, dove l’accesso ad attività culturali e ricreative è spesso limitato. “Young Dreams” vuole rispondere a questa sfida attraverso un’ampia offerta di percorsi gratuiti, che spaziano dal teatro al circo sociale, dall’hip-hop all’equitazione, fino all’educazione alle emozioni.

 

Grazie a una rete di partner locali e alla collaborazione con scuole, enti educativi e associazioni, il progetto vuole a favorire l’autodeterminazione dellɜ giovani, rafforzare le loro competenze sociali e stimolare la scoperta di talenti e passioni. Non solo i minori, ma anche le famiglie saranno coinvolte attivamente, attraverso incontri e attività di supporto alla genitorialità, promuovendo così un’educazione partecipata e inclusiva.

 

Un progetto ambizioso che punta a costruire un futuro di opportunità, crescita e benessere per i giovani del territorio.

 

Vuoi saperne di più? Continua a seguirci per tutti gli aggiornamenti!

 

Un progetto di ACMOS, in collaborazione con Associazione Almaterra APS, Asd AMECE Baity aps, ASAI – Associazione di Animazione Interculturale OdV, Circolo “Antonio Banfo” APS, CISV Solidarietà s.c.s., Commissione Sinodale per la Diaconia ETS, Legamondo OdV, Liberitutti – Società Cooperativa Sociale Spa, Fondazione Mamre Onlus, Centro Ippico Meisino, Les Petites Madeleines Aps, MAIS – Movimento per l’Autosviluppo, l’Interscambio e la Solidarietà ONG, Misteria – Associazione Culturale, L’associazione di idee onlus, ORME – Associazione culturale, Parole in movimento ets, RE.TE ONG Onlus, Sumisura APS ETS, Fondazione Uniti per crescere insieme onlus, Istituto Comprensivo Statale “Aristide Gabelli”, Istituto Comprensivo Statale “Ennio Morricone”, Fondazione Gruppo Abele Onlus, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo.

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A Reggio Calabria con Coinvolgi.net

Il campo di volontariato organizzato dalla rete Coinvolgi.net, che si è svolto il 10 e l’11 febbraio a Reggio Calabria, ha offerto un’opportunità di crescita e riflessione sulle diverse realtà locali che operano per il benessere delle famiglie e delle persone vulnerabili e per costruire consapevolezza fra lɜ giovani del territorio.


Tra queste, il gruppo di volontariɜ ha visitato La Collina degli Angeli, un centro che promuove una cultura di attenzione e supporto alle famiglie; Artinsieme, che si distingue per il suo impegno nell’integrazione lavorativa delle persone con disabilità cognitive; Sartoria Sociale Soleinsieme, che opera all’interno di un bene confiscato alla ‘ndrangheta e offre opportunità di riscatto e inclusione sociale attraverso il lavoro, contribuendo alla creazione di un circuito di economia circolare e sostenibile; il centro comunitario Agape e lɜ ragazzɜ del Movimento Giovani di Save The Children

 

L’esperienza di campi come questo porta con sé la ricchezza di una rete che dimostra quanto l’impegno specifico impiegato su territori differenti possa portare ad un cambiamento strutturale e collettivo. Mettere a confronto le complessità dei contesti e gli strumenti utilizzati per affrontarle è fondamentale per maturare nuove consapevolezze tra le realtà coinvolte.
Tuttavia lo scambio avvenuto con le diverse realtà aderenti è parte di percorso di formazione più ampio, che non può esaurirsi nella testimonianza di pratiche, ma richiede l’impegno di riflettere sull’orizzonte collettivo al quale si vuole guardare, mettendo al centro la relazione tra attivismo e volontariato.


Rinnoviamo quindi la volontà di intessere relazioni sempre più dense e capillari, che possano generare movimento, costruire nuove prospettive ed incidere profondamente sulla realtà nella quale siamo immersɜ.

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Per una Repubblica d’Europa di pace

L’appello per la manifestazione del 15 marzo a Roma, in concomitanza con l’annuncio del programma Rearm Europe, porta Acmos e ciascuno e ciascuna di noi a ridiscutere e ribadire l’idea di Unione Europea in cui crediamo e per la quale ci impegniamo.

 

Vediamo nell’Unione Europea sognata nel manifesto di Ventotene uno strumento di pace, solidarietà e giustizia sociale e ambientale, di alternativa nonviolenta alle guerre e alla lotta spietata per le risorse. Sono tanti gli elementi e le notizie che porterebbero a esser sfiduciati verso la possibilità di realizzazione di questa prospettiva, ma in questo momento storico riteniamo fondamentale che, nella pluralità legittima, sana e democratica dei diversi punti di vista, tutte le forze che condividono questi presupposti e questa prospettiva, emergano. Il rischio è di  essere schiacciati da chi vuole governare il mondo con la prepotenza e la forza, dei soldi e delle armi, e di rendersi complici dello smantellamento di quella che con tanti limiti è l’approssimazione e lo sforzo più vicino a un’idea di mondo e società giusta e libera. Non riconoscerlo è un privilegio vergognoso, che non ci possiamo nè dobbiamo permettere.

 

Chi vive nella pace che l’Unione Europea ha garantito all’interno dei propri confini può correre il rischio di percepire come vaghe e astratte queste parole, ma tutte le esperienze che quotidianamente facciamo su questi temi ci portano a credere che sia necessaria un’Unione Europea più forte e più integrata, da ogni punto di vista, una Repubblica D’Europa, come scritto nel libro manifesto che promuoviamo dal 2018, che non sia schiava delle scelte nazionali, ma capace concretamente di attuare e render conto a tutti i propri cittadini e cittadine delle promesse su cui si fonda. In questo senso non crediamo che il progetto ReArm Europe vada nella direzione di una difesa comune a supporto della pace, ma sia la giustificazione del riarmo dei singoli stati in un’ottica bellica

 

Da anni viviamo nelle nostre comunità abitative giovanili con persone che arrivano nel nostro paese cercando una vita migliore e in pace, vittime dirette e indirette delle guerre e della competizione spietata per le risorse, e sappiamo quanto siano necessarie di politiche migratorie europee coerenti e accoglienti, e non politiche dettate dalle rivalità e controversie tra gli stati, o dal nazionalismo dei governi di turno, che portano a chiusura, ostacoli burocratici, discriminazioni strutturali e legalizzate. 

 

Siamo stati in Ucraina tante volte dall’inizio dell’invasione russa, insieme a Operazione Colomba per portare nel nostro piccolo una presenza nonviolenta e una vicinanza concreta alle vittime della guerra, e abbiamo accolto da noi giovani ucraini/e, per confrontarci, darci un po’ di confronto e di speranza. Dalle loro parole e dai loro sguardi abbiamo apprezzato il valore dell’Unione Europea, che noi così tanto sottovalutiamo

 

Siamo tuttavia consapevoli delle ipocrisie di cui l’Europa si è fatta complice in altri conflitti, legittimando o tacendo su gravi violazioni dei diritti umani: il silenzio e l’assenza di una posizione chiara e comune su alcune situazioni, come sul genocidio che sta avvenendo in Palestina, ci indigna e non rispecchia l’idea di Europa per cui da anni ci battiamo. Proprio per questo crediamo che sia necessario essere più indipendenti dall’influenza statunitense e costruire una politica estera comune, che sia coerente con i valori stessi di cui l’Unione Europea si fa portavoce all’interno dei propri confini.

 

Siamo stati a Glasgow nel 2021, che ora, dopo la Brexit, dell’Unione Europea non fa più parte, in occasione della COP26, perchè sappiamo che la sicurezza dell’Europa e del mondo passa dalla lotta alla crisi climatica, che si può realizzare anche con un’Europa più unita e decisa

 

Da dieci anni ormai percorriamo in lungo e in largo l’Europa, con gli scambi dei programmi Erasmus+ e attraverso il viaggio del Meridiano d’Europa, con tanti studenti e studentesse, per capire anche dai suoi confini e dai suoi muri, perché ci serve una repubblica europea e per contribuire a crearla. 

 

Questo è il modo in cui cerchiamo di capire l’Unione Europea e di contribuire alla realizzazione della Repubblica d’Europa. Aderiamo quindi alla piazza per l’Europa del 15 marzo, con la consapevolezza che si tratta di una piazza plurale e libera, in cui merita di essere espresso anche il punto di vista che rappresentiamo. 

 

Una piazza però non basta, è necessario da parte di tutti uno sforzo quotidiano per costruire un’Europa diversa.

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YOUTH FOR DEMOCRACY – giovani contro la demoapatia

Nel corso del 2024 il progetto “Youth for democracy” ha promosso e favorito la partecipazione dei giovani a livello locale, nazionale ed europeo, con un percorso pre e post elezioni comunali, regionali ed europee.

Il progetto si è sviluppato in modo particolare sulla città di Torino ma ha coinvolto anche Novara e Verbania in Piemonte e Trieste e Firenze fuori dal territorio regionale. 

 

Le riflessioni emerse con gli approfondimenti dell’autunno 2023 legati alla Campagna per la Cittadinanza “Demoapatia” e che hanno generato il progetto “Youth for democracy”, erano molto preoccupanti. 

Il fenomeno generale della partecipazione politica dei giovani è infatti un problema centrale della nostra democrazia oggi, in Italia e in Europa.

 

Secondo un report dell’ISTAT la diffidenza dei giovani verso le istituzioni si traduce sempre più spesso nella mancata partecipazione al confronto su temi politici, che riguarda circa il 30% dei giovani tra i 18 e i 34 anni e sfiora quasi il 50% tra i 14 e i 18 anni.

A livello locale torinese, secondo i dati raccolti dalla ricerca “Vivere Torino: i giovani torinesi” promossa da Omnia, Acmos e Unicef solo il 5% dei giovani intervistati ritiene che la politica si interessi ai bisogni della loro generazione. Gli intervistati ritengono di poter essere “una risorsa per la città” ma di non essere sufficientemente coinvolti nelle scelte che li riguardano, sentendosi esclusi. 

 

Difficilmente i giovani, futuro della democrazia, ottengono visibilità nei programmi elettorali e di conseguenza rappresentanza politica, e anche la loro presenza all’interno delle istituzioni è estremamente minoritaria (https://www.politichegiovanili.gov.it):

– Deputati alla Camera: 1,6% in età 25-29 e 23,5% in età 30-39

– Consigli Regionali: 6,2% under 35  

– Consigli Provinciali e città metropolitane: 5.78% under 29 e 7.67% in età 30-39

 

Non stupisce quindi che la partecipazione al voto, uno dei principali strumenti della democrazia, si aggiri attorno al 43,60% per i giovani in età compresa tra i 18 e 24 anni, contro la media nazionale del 54,50% (Eurobarometro, 2019). 

Eppure, negli ultimi anni, i giovani hanno dimostrato un eccezionale slancio per quanto riguarda l’attivismo civico, basti guardare il livello di partecipazione alle mobilitazioni per il clima e i diritti civili. Dimostrano inoltre un profondo attaccamento nei confronti dell’idea di un’Europa unita e solidale, intesa come un’opportunità e uno spazio di appartenenza e questo nonostante la fragilità dei programmi formativi dedicati da scuole e agenzie educative all’Unione Europea.

 

A fronte di tutto ciò, i giovani del movimento di Acmos e i giovani delle associazioni coinvolte sul territorio nazionale, hanno espresso la necessità di spingere attraverso questo progetto, per tutto il 2024, sulla formazione, sull’attivazione e sulla sensibilizzazione sul tema della partecipazione politica.

 

Lo hanno fatto attraverso incontri con relatori e relatrici, attivisti, esperti, rappresentanti di diverse istituzioni e diversi partiti, attraverso momenti di confronto a gruppi, a livello locale e a livello nazionale, in preparazione alle elezioni e anche nei mesi successivi.

 

Intendiamo ringraziare: Fabio Rotondo (The Good Lobby), Giulia Muia (Fantapolitica), Andrea Gaudino (consigliere comunale di Ivrea), Claudio Bethaz (consigliere comunale di Castellamonte), Jacopo Rosatelli (Assessore alle politiche sociali di Torino), Isabella Spezzano (candidata per il comune di Leinì), Diego Sarno (candidato per le regionali del Piemonte), Alice Ravinale (Consiglio Regione Piemonte), Davide Mattiello, candidato per le europee, Andrea Giorgis (senatore della Repubblica), Barbara Schiavulli (giornalista di guerra), Giorgio Brizio (attivista che ha curato un libro sull’Europa con 27 contributi da 27 paesi UE), Mamadou Kouassy (attivista per i diritti dei migranti).

 

Grazie a questo confronto in particolare sono emerse cinque priorità, sulle quali i giovani hanno continuato a interrogarsi, impegnarsi e hanno continuato a interrogare e impegnare la politica: il rapporto fra violenza e non violenza nella gestione dei conflitti in democrazia; il fenomeno delle migrazioni e della diffusione del razzismo sistemico; la crisi climatica e l’inquinamento dell’aria; le discriminazioni e violenze legate al genere; il benessere e la salute mentale dei giovani.

 

 

Per promuovere le iniziative e i temi del progetto sono stati realizzati due video:

– un video che è stato condiviso sul canale youtube e sui social di Acmos per avvicinare i giovani al tema del progetto e innescare la curiosità;

– un video per promuovere la partecipazione al voto alle elezioni del 2024.

 

Guarda il PDF riassuntivo di tutti gli incontri e delle azioni delle e dei giovani!

Il progetto si è ora concluso, ma l’impegno di Acmos e dei ragazzi e delle ragazze che hanno affrontato questi temi no!

La nuova campagna di quest’anno si chiama NON-VIOLENZA DISARMANTE, per affrontare la prima delle priorità emerse. Il contesto globale non fa ben sperare, ma a maggior ragione c’è necessità di più pensiero, energia e volontà.

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Costruire Memoria: storie oltre lo sfruttamento lavorativo

Venerdì 21 febbraio 2025, a Volvera (Torino), si terrà l’iniziativa “Costruire Memoria: storie oltre lo sfruttamento lavorativo“, un evento dedicato alla riflessione sul caporalato e lo sfruttamento lavorativo, per dare voce alle vittime di questo sistema e restituire dignità alle loro storie attraverso la memoria e l’impegno nei beni confiscati.

 

L’evento è promosso da Acmos, ente gestore del bene confiscato Cascina Arzilla, in collaborazione con CGIL Torino, FLAI CGIL Nazionale e Libera Piemonte.

 

 

Un pomeriggio di memoria e approfondimento

 

L’iniziativa si svolgerà dalle 14:30 alle 18:00 presso il Teatro Bossatis, in via Vincenzo Ponsati 69, e prevede due momenti chiave:

 

  • Lettura scenica “Invisibili”: una performance teatrale tratta dalla ricerca dei volontari e delle volontarie di Libera Piemonte e Acmos, che ricostruisce la storia dei 16 lavoratori morti negli incidenti dell’agosto 2018 nel foggiano. Il testo, riadattato da Enza Levatè, vedrà in scena Fernanda Penasso, Maria Luisa Beltramo e Alda Porta del Coordinamento Donne SPI CGIL Alto Canavese.

 

 

  • Tavola rotonda: un dibattito con esperti e testimoni d’eccezione per approfondire il tema dello sfruttamento lavorativo e dell’immigrazione. Tra gli interventi previsti, quelli di Luca Di Sciullo presidente Centro Studi IDOS, Mediterranea Saving Humans, Jean-René Bilongo dell’Osservatorio Placido Rizzotto, Francesca Stella di Flai Cgil Foggia, Valentina Sandroni di Libera Piemonte, Chiara Sacchetto di Cascina Arzilla, Elena Ferro della segreteria Cgil Torino e Giovanni Mininni, Segretario Generale Flai Cgil Nazionale. Il dibattito sarà moderato dal giornalista Beppe Rovera.

 

 

Un apericena per il riutilizzo sociale

A partire dalle 18:30, nel bene confiscato di Cascina Arzilla (via Regione Serafini, Volvera), si terrà un’apericena di raccolta fondi per supportare il percorso di riutilizzo sociale.

La partecipazione è a offerta libera, con prenotazione obbligatoria entro martedì 18 febbraio contattando il numero 334 793 8993 (Chiara) o scrivendo a cascina.arzilla@acmos.net.

 

L’evento, patrocinato dal Comune di Volvera, fa parte del percorso territoriale Janpi – Beni comuni in rete, promosso da Jaqulè, ANPI Volvera e A-Gio.

Un appuntamento importante per riflettere e agire contro lo sfruttamento lavorativo, attraverso la memoria e la condivisione di storie di resistenza e dignità.

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