L’appello per la manifestazione del 15 marzo a Roma, in concomitanza con l’annuncio del programma Rearm Europe, porta Acmos e ciascuno e ciascuna di noi a ridiscutere e ribadire l’idea di Unione Europea in cui crediamo e per la quale ci impegniamo.
Vediamo nell’Unione Europea sognata nel manifesto di Ventotene uno strumento di pace, solidarietà e giustizia sociale e ambientale, di alternativa nonviolenta alle guerre e alla lotta spietata per le risorse. Sono tanti gli elementi e le notizie che porterebbero a esser sfiduciati verso la possibilità di realizzazione di questa prospettiva, ma in questo momento storico riteniamo fondamentale che, nella pluralità legittima, sana e democratica dei diversi punti di vista, tutte le forze che condividono questi presupposti e questa prospettiva, emergano. Il rischio è di essere schiacciati da chi vuole governare il mondo con la prepotenza e la forza, dei soldi e delle armi, e di rendersi complici dello smantellamento di quella che con tanti limiti è l’approssimazione e lo sforzo più vicino a un’idea di mondo e società giusta e libera. Non riconoscerlo è un privilegio vergognoso, che non ci possiamo nè dobbiamo permettere.
Chi vive nella pace che l’Unione Europea ha garantito all’interno dei propri confini può correre il rischio di percepire come vaghe e astratte queste parole, ma tutte le esperienze che quotidianamente facciamo su questi temi ci portano a credere che sia necessaria un’Unione Europea più forte e più integrata, da ogni punto di vista, una Repubblica D’Europa, come scritto nel libro manifesto che promuoviamo dal 2018, che non sia schiava delle scelte nazionali, ma capace concretamente di attuare e render conto a tutti i propri cittadini e cittadine delle promesse su cui si fonda. In questo senso non crediamo che il progetto ReArm Europe vada nella direzione di una difesa comune a supporto della pace, ma sia la giustificazione del riarmo dei singoli stati in un’ottica bellica.
Da anni viviamo nelle nostre comunità abitative giovanili con persone che arrivano nel nostro paese cercando una vita migliore e in pace, vittime dirette e indirette delle guerre e della competizione spietata per le risorse, e sappiamo quanto siano necessarie di politiche migratorie europee coerenti e accoglienti, e non politiche dettate dalle rivalità e controversie tra gli stati, o dal nazionalismo dei governi di turno, che portano a chiusura, ostacoli burocratici, discriminazioni strutturali e legalizzate.
Siamo stati in Ucraina tante volte dall’inizio dell’invasione russa, insieme a Operazione Colomba per portare nel nostro piccolo una presenza nonviolenta e una vicinanza concreta alle vittime della guerra, e abbiamo accolto da noi giovani ucraini/e, per confrontarci, darci un po’ di confronto e di speranza. Dalle loro parole e dai loro sguardi abbiamo apprezzato il valore dell’Unione Europea, che noi così tanto sottovalutiamo.
Siamo tuttavia consapevoli delle ipocrisie di cui l’Europa si è fatta complice in altri conflitti, legittimando o tacendo su gravi violazioni dei diritti umani: il silenzio e l’assenza di una posizione chiara e comune su alcune situazioni, come sul genocidio che sta avvenendo in Palestina, ci indigna e non rispecchia l’idea di Europa per cui da anni ci battiamo. Proprio per questo crediamo che sia necessario essere più indipendenti dall’influenza statunitense e costruire una politica estera comune, che sia coerente con i valori stessi di cui l’Unione Europea si fa portavoce all’interno dei propri confini.
Siamo stati a Glasgow nel 2021, che ora, dopo la Brexit, dell’Unione Europea non fa più parte, in occasione della COP26, perchè sappiamo che la sicurezza dell’Europa e del mondo passa dalla lotta alla crisi climatica, che si può realizzare anche con un’Europa più unita e decisa.
Da dieci anni ormai percorriamo in lungo e in largo l’Europa, con gli scambi dei programmi Erasmus+ e attraverso il viaggio del Meridiano d’Europa, con tanti studenti e studentesse, per capire anche dai suoi confini e dai suoi muri, perché ci serve una repubblica europea e per contribuire a crearla.
Questo è il modo in cui cerchiamo di capire l’Unione Europea e di contribuire alla realizzazione della Repubblica d’Europa. Aderiamo quindi alla piazza per l’Europa del 15 marzo, con la consapevolezza che si tratta di una piazza plurale e libera, in cui merita di essere espresso anche il punto di vista che rappresentiamo.
Una piazza però non basta, è necessario da parte di tutti uno sforzo quotidiano per costruire un’Europa diversa.